Milano, zona Garibaldi. E' vestita bene, look impiegatizio curato. Attraversa la strada con passo svelto, lo sguardo lontano, presa dalla solita fretta delle mattine milanesi. Incrocia una mamma con bimba che sembra non avere fretta, vestita da casa e diretta forse ad un asilo con orari comodi. La mamma guarda l'impiegata e la chiama, fermandola. Rimangono distanti qualche metro, la fretta dell'impiegata che la vuole trascinare via e l'educazione che la costringe a fermarsi.
"Ti è colato il trucco!" le dice la mamma, lei allora sorride, ringrazia e si giustifica dicendo che il freddo le fa lacrimare gli occhi. Poi si allontanano tornando alla rispettiva fretta e alla rispettiva calma. Il tutto nel tempo di un semaforo rosso.
Quest'anno sto andando un po' a caso con le letture. Ho scoperto Douglas Coupland e ho preso parecchi suoi libri, ma non mi va di bruciarmeli tutti insieme. Inoltre ho parecchi libri da leggere chiusi in uno scatolone posizionato in un appartamento al terzo piano di un'elegante palazzina che non posso abitare. Vado un po' a caso quindi e dopo aver letto un fumetto di Zerocalcare, finito un bellissimo libro di Stephen King, ho cominciato ad aver bisogno di un libro un po' inutile e questo mi è capitato per le mani così, per caso. Una biografia piuttosto inutile, secondo me (ma è un mio parere) piena di cose inventate, scritta sicuramente da un ghost writer neanche tanto ispirato. Bastianich è pieno di se, ascolta i Led Zeppelin e ha un sacco di ristoranti e soldi. S'è fatto "quasi" da solo è questo è bello però....boh, non è tutta 'sta storia la sua.
Leggendolo e conoscendo l'accento italoamericano di Bastianich mi è venuta in mente una frase di Boscovich "Gullit è come cervo che esce di foresta" e questa cosa ha migliorato il giudizio sul libro. Ma grazie a Vujadin e a Gullit.
"Solo Gesù ha potuto portare i capelli lunghi senza che lo chiamassero
drogato". Questa frase era scritta nei bagni della mia scuola media. Mi è
tornata in mente leggendo questo libro in cui Dio si fa i fatti suoi ma
si accorge che la vita sulla Terra è drasticamente degenerata. Quindi
rimanda suo figlio a salvare il mondo, figlio che vorrebbe restare in
paradiso a fumare canne e suonare con Jimi Hendrix. Bello, pieno zeppo
di richiami musicali, ma niente di eccelso.
Nel 2006 Valentino Rossi, arrivò all'ultima gara della stagione in testa al mondiale. Dopo una brutta partenza cadde, perdendo il mondiale dopo 5 titoli consecutivi. Nel dopo gara, intervistato, disse che se avesse vinto anche quel mondiale si sarebbe sentito come un eroe dei fumetti e che, forse, era meglio così.
Zerocalcare ha azzeccato 3 libri consecutivi, ogni 15 giorni pubblica sul suo blog delle striscie quasi sempre di buon livello e, con questo "Dodici" ha fatto per me un mezzo buco nell'acqua. Gli episodi "alti" ci sono sempre, ma la sceneggiatura è deboluccia e il libro alla fine ti lascia un po' insoddisfatto. Avesse fatto un capovolavoro anche questo volta gli avrebbero dovuto dare il Nobel.
L'altro giorno il contakm del mio scooter giapponese segnava 22.222km. Un bel po di strada, percorsa in circa 30 mesi.
Proprio
mentre raggiungevo questo traguardo, accanto a me una grossa
motocicletta BMW si impantanava nel traffico, rendendomi impossibile
superare le auto ferme in colonna.
Poco dopo una coppia in sella ad una Kawasaki Ninjia supersportiva
si faceva strada nel traffico a furia di sgasate. Lei, sullo
strapuntino, sembrava poco a suo agio, si teneva con una mano al
serbatoio e con l'altra cercava di tenere a bada una Louis Vuitton.
Ancora un poco più in la, son cadute due goccie d'acqua e, per
quanto l'avessi sempre considerata una bruttura, per quelle misere 2
goccie la termocoperta della Tucano Urbano mi ha protetto le gambe. Se
avesse piovuto di più, comunque, nel sottosella c'era l'antipioggia.
Arrivato in ufficio, parcheggiato al solito posto, ho tolto la
borsa dal bauletto, ci ho messo il casco e, pulito e profumato sono
andato a lavorare.
Continuo a dirlo, continuo a pensarci che
mai mi sarei aspettato di stare così bene in sella ad uno scooter. Le
moto mi mancano marginalmente, io sono e resto un appassionato, ma la
comodità e la fruibilità di uno scooter, in questo periodo della mia
vita, mi appagano.
Ci sono mattine che ti svegli
male. Basta un niente e sei nervoso. Non trovare una cosa, il bambino
che fa la cacca quando sei sulla porta pronto ad uscire, qualcosa che ti
si rovescia all'improvviso obbligandoti ad un fuoriprogramma.
Ci
sono mattine così e la mattina è un momento della giornata tutto
particolare, ricco di frenesia, routine e ingranaggi ben oliati.
E basta poco per essere maleducati, rispondere male, magari a qualcuno che ricambia i tuoi sentimenti.
Poi
esci di casa e ti capita di vedere un incidente stradale. Lui è a
terra, l'ambulanza non è ancora arrivata, le gambe hanno quell'angolo
strano che hanno i manichini dei crash test, quell'angolo che ti fa
intuire che il peggio potrebbe essere accaduto.
Ti si gela un
attimo il sangue, mentre superi il luogo dell'incidente e non vuoi
guardare, perchè basta un dettaglio in più a confermare l'irreparabile.
Ti accorgi solo che è un uomo, vestito da lavoro.
E ti immagini
che sarà uscito di casa, ha salutato la moglie, i figli e poi ha preso
il suo scooter per andare al lavoro. Lo immagini sereno, al contrario di
te che stamattina per un niente hai dato di matto. Tu dovrai rientrare a
casa e magari scusarti per i tuoi modi, lui probabilmente non rientrerà
più e non sai come e chi avviserà la sua famiglia.
Ti senti
stupido e tanto, dopo questa riflessione e cerchi di promettere a te
stesso, come hai già fatto mille altre volte, di comportarti
diversamente.
Quando chiudi la porta di casa e sai che sarà l'ultima volta vieni percorso da un brivido. La casa dentro è vuota, per terra è rimasta la polvere, sui muri ci sono i buchi fatti per le mensole o per appendere i quadri. Sul parquet, come disegnate, le sagome dei mobili. Di colpo scacci i bei ricordi, li richiudi nell'ultima scatola da traslocare e l'appoggi in quell'angolo ben protetto del tuo cuore, pronto ad aprirla quando vorrai.
Scendendo le scale speri di non incontrare nessuno, perchè non hai voglia di parlare con nessuno. Pensi allora a tutte le cose che hai dovuto subire in 6 anni e che ti han fatto stare male.
Tipo quella volta che nel giardino sotto la camera da letto cantava una bambina ed erano le 5.40 del mattino. E ci hai provato con gentilezza a far capire al padre che poteva dare fastidio, ma quello ti ha risposto che altrimenti avrebbe cantato in casa e avrebbe svegliato la moglie e l'altra figlia.
Oppure quella volta che alla due di notte tremò il soffitto e non era un terremoto ma il vicino che, il giorno dopo, ti disse che il suo figlio aveva vomitato e che lui, in questi casi, non si cura dei vicini.
O ancora, quella sera che hai trovato due pezzi di pizza sul balcone ed erano stati i bambini del piano di sotto, con le madri che sorridendo ti dicono che son bambini.
O un giovedi notte con la musica del vicino a volume folle e tu che bussi sul muro e ti senti un vaffanculo. Solo perchè vuoi dormire di giovedi notte.
Per non parlare del locale pattumiera, con la raccolta differenziata assolutamente casuale, come quella volta che un vicino buttò nella plastica il paraurti della sua auto oppure di quelli che appoggiano la propria pattumiera sopra il bidone, in modo da rendere impossibile l'utilizzo del bidone stesso.
Tanti ricordi ti attraversano mentre scendi le scale sperando di non incontrare nessuno. Ti stai godendo per la prima volta quelli brutti, sicuro di non riviverli almeno per un po'.
Quando arrivi al portone e lo varchi per l'ultima volta li lasci proprio li, sulle scale. L'ultima scatola da traslocare, ben protetta nel tuo cuore, è quella dei ricordi belli.
Amo molto la musica dei Pink Floyd. Credo che alcuni dei loro dischi sono proprio i dischi che ho ascoltato di più. Comprati in vinile, poi in cd, poi scaricati, poi ancora ricomprati. Come tutti i grandi gruppi qualche disco sbagliato l'han fatto anche loro, sia chiaro. In particolare, anche se brutti brutti non sono, gli ultimi A Momentary Lapse of Reason e The Division Bell sono dischi che nulla aggiungono alla fama dei PF, ricalcando qua e la con poca fantasia i loro tratti caratteristici.
Ho letto tutti i libri della saga dell'inquisitore Eymerich e questo l'ho letto davvero a fatica. L'inquisitore fa sempre le solite cose, intollerante, sociopatico, macchiavellico, ma senza mai brillare. La storia è debole tanto che, al contrario di quanto per me avviene di solito, ho preferito la parte di racconto ambientata nel futuro.
Insomma, su dieci libri dell'inquisitore questo è quello che mi è piaciuto meno. Un po' come alcuni dischi dei Pink Floyd.
Da qualche giorno ho cambiato casa. Purtroppo non sono ancora nella mia casa definitiva in quanto, come spesso accade quando compri una casa in costruzione, la consegna ha subito dei ritardi e nel frattempo ho dovuto liberare la vecchia abitazione.
La vecchia casa. La vecchia casa è un bell'appartamento in una zona residenziale con vista su uno degli ultimi campi coltivati dell'hinterland milanese. Detta così sembrerebbe un bel posto. In pratica per tutto il tempo che ho vissuto li, ho sofferto. Rumori, maleducazioni varie, problemi di ogni tipo. Rientrare a casa, per me è mia moglie, spesso era più un fastidio che un piacere. Certo, ci sono stati momenti belli, anche bellissimi, che non dimenticherò mai, ma il bilancio dell'abitare in quella casa è stato negativo.
Ora, nell'attesa di entrare nella casa nuova, ho preso un appartamento in affitto. Che strano avere una casa, comprarne un'altra e finire in affitto.
Ci abito da qualche giorno e rientrare a casa è un piacere. Dentro casa si sente solo qualche rumore tipo sciacquone del water e rullo della tapparella, sulle scale i vicini salutano, ti tengono aperto il cancello se stai entrando o uscendo.
Una casa normale, sembra.
In più c'è una cosa che mi è mancata molto, abitando in pratica di fronte ad un campo. La vita fuori di casa. Dalla finestra si vedono strade, persone, tetti. La vita urbana. A me piace, non dico mi rilassa, ma mi fa sentire vivo. Affacciarmi e vedere un campo, senza rumori, amplificava le mie inquietudini al posto di farmi sentire meglio e rendeva i rumori interni alla casa intollerabili.
Adesso aspettiamo la casa nuova, quando me la consegneranno farò l'ennesimo trasloco. Ma questo è un altro argomento.
La vita spesso è piatta. Ti svegli, fai
colazione, accompagni il bambino, vai al lavoro, torni a casa, ceni,
giochi col bambino, guadagni il tuo posto davanti alla tele e vai a
dormire.
Inutile fingere, le giornate sono al 99% così. Ovvio, in tutta
questa routine ci si infila dentro qualcosa, un'uscita con gli amici,
una visita ad un parente, un matrimonio, una mattinata ad un programma
radiofonico.
Proprio così, per scherzo e per curiosità mi sono candidato ad un
quiz molto scherzoso di un programma radiofonico su radio2, Caterpillar
AM e.....sono stato scelto!
E' stata una bella esperienza,
conoscere i conduttori, la regista, le redattrici. Poi pazienza, al quiz
non ho vinto e riascoltandomi devo ammettere di essere stato un po' un
legno, ma si sa, l'emozione gioca brutti scherzi. Il cd con il podcast
della trasmissione comunque finirà in cassetta di sicurezza, per i
posteri.
Però c'è una cosa che mi ha fatto ancora più piacere del
"partecipare", che è l'essere stato scelto. Una breve intervista
telefonica su come sei, sui tuoi gusti musicali o cinematografici, la
sensazione di piacere a qualcuno, di essere adatto. E' una bella
sensazione, soprattutto in momento della vita in cui, di piacere agli
altri, ti interessa poco.
Un grazie quindi alla redazione e
ai conduttori della trasmissione, a mia moglie che mi ha sopportato
prima e dopo, agli amici che per un'ora mi hanno dedicato il loro tempo e
hai miei sfidanti.
Ogni tanto mi sento il migliore. Il migliore di tutti. Faccio le giuste
battute, ascolto bella musica, leggo libri e so un sacco di cose che
stupiscono le persone. So di non essere affatto il migliore di tutti,
anzi, ma ogni tanto mi capita questa sensazione.
Non è una
sensazione bella, sia chiaro. È una situazione che genera in me un sacco
di problemi, mi spinge in un noioso autocompiacimento che poi diventa
un vortice e alla fine non lascia nulla se non solitudine. Leggendo
Douglas Coupland, leggendo questo tristissimo libro, mi sono sentito per
l'ennesima volta il migliore. Questa volta ero sdraiato su un lettino
al bagno 40 di Bellaria, guardavo tutti divertirsi o rilassarsi e io mi
sono sentito per un tratto la persona più figa della spiaggia. Peccato
che tutti avevano un sorriso, qualcuno con cui chiacchierare di calcio
mercato e preliminari di Champions League e io solo una drammatica
sensazione di solitudine. Per fortuna, come spesso accade a Coupland, ad
un certo punto il libro è andato in vacca. Decisamente in vacca. E io,
fortunatamente ho smesso di sentirmi il migliore di tutti. La bellissima prima parte viene massacrata dalla seconda parte.
Ormai mi capita spesso. Quando sono in giro per Milano
con il Supercub e mi fermo al semaforo, guardo le motociclette degli
altri. Per due anni è stato facile tenere a bada questa vecchia
passione, quella per le motociclette. Ora si sta rifacendo viva. Il
piacere di salire in sella solo per il gusto di andare, andare verso le
montagne, improvvissare un itinerario cercando solo buone curve e bei
paesaggi.
L'unica differenza è che guardo motociclette diverse da quelle di
allora. Una volta sognavo supersportive urlanti, carenature integrali, tute di pelle
da Power Rangers e gomme consumate sui fianchi. Ora sono più attratto da
moto dall'estetica vintage, dal trottare piano piano, dall'andare in
giro in maniera più scazzata e spensierata.
Sarà l'età dico, ma non solo.
Ultimamente sento il
bisogno di stare un po' con me stesso. Di prendere il mio spazio. Ho poco
tempo per leggere, per ascoltare musica, per guardare film. La motocicletta ti permette di chiuderti in un mondo molto individuale. La testa nel casco, il rumore del vento e del motore, il caldo dei cilindri e dei collettori che stanca le gambe. In moto hai tempo per pensare, puoi deviare la strada con facilità, parcheggiare (quasi) dove vuoi. In moto sei solo con te stesso e impari a metaforizzare la strada, le curve, il traffico e il clima.
Comincia a mancarmi non guidarne più una da ormai più di due anni, anche se ci sono cose delle moto che invece non mi mancano affatto, come il clonk rumoroso e duro tra la prima e la seconda.
Non escludo il ritorno, come cantava Califano, anche se sicuramente non in tempi brevi. La prima è sempre in basso e non credo di dimenticarlo.
Non è che voglio rompere le
palle col fatto che ho un bimbo piccolo. E' che ogni tanto mi va di
esternare dei pensieri, di rendere partecipe il mio folto pubblico dei
cambiamenti della mia vita.
L'altra sera sono stato ad un concerto. D'estate mi piace molto
andare a sentire musica dal vivo in spazi all'aperto, bere birra in
bicchieri di plastica e lasciare che le zanzare si farciscano la bocca
col sangue delle mie gambe.
Mi piace stare un po' distante dal palco, godermi la musica, poi
fare un giro al banchetto dove vendono i dischi e le magliette, se
capita mi piace provare a scambiare due chiacchiere coi musicisti.
L'altra
sera siamo andati al concerto di Colapesce in tre, io, mia moglie e il
famoso bimbo piccolo. Mezz'ora prima della fine del concerto però ce ne
siamo andati.
Un po' la stanchezza della giornata, un po' il fatto che per far
dormire il bimbo eravamo molto lontani dal palco e un po' le zanzare che
al posto di prendersela coi mie polpacci avevano quelli ben più ghiotti
di mio figlio.
Ecco, io una cosa del genere una volta non l'avrei mai fatta.
Doveva accadere qualcosa di grosso, di importante per far si che andassi
via prima della fine di un concerto.
E invece sono cambiato. Priorità diverse, altri pensieri. Inevitabile.
Il cambiamento a volte è vistoso, altre è qualcosa di sottile, per
molti impercettibile. Ma c'è, va affrontato, è inevitabile. Mi ritrovo a
fare cose che non pensavo, a cambiare abitudini senza nemmeno
accorgermene.
Anni fa il marito di mia cugina (oddio, ex marito) di ritorno da una
vacanza alle Maldive si lamentò di come ormai le Maldive fossero
diventate troppo popolari, in quanto, come vicino di ombrellone, potevi incontrare
qualcuno col banco al mercato. Non un avvocato o un medico ma proprio uno col banco al mercato. L'altro
giorno stavo guardando un box doccia di fattura economica al Leroy Merlin e accanto a me
c'era questa ragazza dal look punkabbestia e in mano aveva un iPhone. Non un
roncioso telefono adeguato al look ma un bel iPhone. Da una mia indagine personale, tra i miei 15
colleghi si contano ben 5 telefoni marchiati con la mela
Dal traslocatore al manager rampante la
diffusione dell iPhone è qualcosa di impressionante. Di fatto l'iPhone
ha sdoganato le classi sociali. Più di quanto già fatto in passato dagli
orologi rolex e dai viaggi alle Maldive.
Capelli lunghi, occhialoni da nerd e un vestito giallo semisvolazzante. Pedala con eleganza. Quando attraversa l'incrocio di Piazzale Corvetto sorride.
Prima che diventassi padre provai a lamentarmi del fatto che non
esistono dei corsi preparto per uomini. Ok, la fatica maggiore la fa la
donna, ma è davvero un peccato relegare il futuro padre ad una figura
passiva in sala parto. Sia chiaro, la donna soffre, l'uomo può fare
davvero poco. Il giorno dopo il parto sbriga le faccende burocratiche e
poi? Nessuno lo prepara al suo nuovo ruolo, la madre ha i suoi begli
impegni, l'uomo invece viene messo in disparte, deriso dalla suocera e
abbandonato a se stesso. Questo libro poteva essere una buona idea,
regalare consigli buoni passandoseli da padre a padre. Invece non è
così. Si salva solo la parte di "Diario", curata da Biondillo, che ha un
bel modo di scrivere, toccante e riflessivo al punto giusto. Il resto
del libro purtroppo è deludente, una serie di pagine con la pretesa di
essere ironiche ma che alla fine risultano solo noiose. Peccato,
davvero, ma è un'occasione sprecata.
Ogni tanto mi capita di rivedere dei vecchi film. Spesso saltano all'occhio sfumature inedite o chiavi di interpretazione nuove. Con i libri invece mi capita molto di rado di rileggere qualcosa. Sarà che a volte i film ti capitano davanti in una serata noiosa davanti al divano mentre con i libri e ben più difficile che accada. Zerocalcare pubblica le sue gustose striscie ogni 15 giorni sul suo sito e le ha raccolte in questo gustosissimo libro. Rileggere le sue avventure con l'attenzione che si dedica alla carta stampata ha faftto emergere nuove sfumature che hanno portato a grasse risate o a splendide riflessioni. Alcuni episodi sono memorabili, Zerocalcare è un genio e il suo citazionismo è meraviglioso.
Ieri era il mio compleanno. 37 quest'anno, a volte me ne sento di meno, a volte di più. E' stato un compleanno strano, rovinato da un paio di notizie che avrei voluto non ricevere. Soprattutto una, ma pazienza. La cosa più strana però è che ho ricevuto solo 2 telefonate di auguri. E 2 sms di auguri. Tutto il resto whatsapp e facebook.
Un paio di persone le avrei volute sentire, ma pazienza. Chiamerò io i prossimi giorni.
Anche gli auguri comunque stanno diventando sempre più impersonali.
Ultimamente la mia vita è strana. Di lavoro ce n'è poco e devo ammettere che le mie 8 ore giornaliere non è che mi pesino molto. Per cui smisto un sacco di fatti miei nelle ore lavorative e va bene così.
A breve dovrò traslocare. Cambiare abitazione è impegnativo, devi mettere in conto tutta una serie di cose che si devono incastrare perfettamente. Sembra facile, ma non siamo abituati ad incastrare cose.
Inoltre nei mesi che precedono un trasloco vivi come in un eterno congelatore dove tutto è immobile. Di fatto smetti di comprare oggetti, libri, dischi e attendi il giorno del trasloco. In pratica una roba devastante. Vorrei essere una persona diversa in questi giorni. Più contemporanea. Mi viene in mente il personaggio interpretato da George Clooney nel bel film "Up in the Air - Tra le Nuvole". Vorrei avere meno vincoli col mondo materiale, vorrei provare meno piacere a possedere oggetti, nel toccarli. In fondo ormai è possibile. In pochi oggetti potremmo concentrare tutta la nostra vita. Lo smartphone, l'ebook reader, il pc portatile, l'hard disk esterno potrebbero bastare a stoccare tutta la nostra esistenza fatta da libri letti, musica ascoltata, foto scattate, film visti. Sarebbe comodo. Sarebbe comodissimo. Potremmo anche vivere in appartamenti replicabili in tutto il mondo arredati da Ikea e vestire in maniera totalmente impersonale da Muji. Sarebbe altrettanto comodo.
So questi sono argomenti triti e ritriti ma, proprio perchè sto per traslocare, mi rendo conto di quanto la mia esistenza sia legata ad oggetti. Oggetti magari toccati una sola volta oppure mai, finiti in libreria o in qualche angolo della casa.
Gli oggetti finiranno per possederci, lo dicevano Brad Pitt ed Edward Norton in "Fight Club". O per seppellirci.
Douglas Coupland appare nella mia vita l'anno scorso, grazie alla traduzione di questo elenco di nuove sintomatologie.
Riappare qualche mese fa, complice i remainders di Amazon.
Per colpa sua ho ricominciato ad acquistare libri in questi tre mesi di vita dentro al congelatore pretrasloco.
Coppia, sui 50. In fila davanti a me alla cassa del supermercato. Svuotano insieme il carrello, poi la cassiera rivolgendosi a lui chiede "Ha la tessera?" Lui risponde con un no ma la moglie subito lo riprende, sorridendo "Si Amore, ce l'abbiamo, perchè pensi che sia stata attenta a tutte le offerte?".
So per esperienza che non a tutti
piacciono i Simpsons. Io li adoro, tranne la prima serie che è
disegnata male. Non so come siano le ultime puntate, è un po' che non li
guardo. Nel mio cuore restano puntante memorabili tipo quella in cui
vanno in Australia, quella in cui Homer litiga con l'ex presidente Bush e
quella in cui Homer diventa attrazione del Lollapalloza Festival.
Proprio
questa puntata mi è venuta in mente oggi, mentre, grazie a Spotify, ho
ascoltato in ufficio il Mellon Collie and the Infinite Sadness degli
Smashing Pumpkins.
Un disco enorme, vecchio di quasi vent'anni
ma che riascoltato adesso mi fa ancora muovere la testa su e giù lasciando
affiorare vagonate di ricordi e malinconie. In pratica un disco
bellissimo, a tratti struggente, sicuramente depresso.
La
depressione ha sempre accompagnato i miei gusti musicali. Problemi di
cuore, di incomunicabilità e ansie per il futuro trovavano (trovano) una
valvola di sfogo nella musica. E' così per molti, lo so per certo.
Gli
Smashing Pumpkins incontrano Homer Simpsons nella settima stagione,
nella puntata Homerpalooza di cui ho accennato prima. A metà puntata Homer ringrazia Billy Corgan con questa frase: "i miei figli vi ritengono i migliori e grazie alla vostra musica deprimente hanno smesso finalmente di sognare un futuro che non avrei mai potuto offrirgli".
Essere
padre ti cambia molte prospettive, molti punti di vista. Non lo credevo
possibile, ma ti trasforma in maniera profonda. Spesso ti senti
inadeguato. Anche se non ho ancora un figlio adolescente mi capita spesso di pensare al suo futuro, ma non ho sfere di cristallo.
Dio odia il Giappone, io invece lo amo. Amo le sue contraddizioni, amo le sue sfumature, amo la sua incomunicabilità e la sua gentilezza. Leggendo questo libro ho pensato inizialmente che fosse scritto da un giapponese (nonostante sapessi che non era così), ma poi ho capito che è il Giappone visto da una persona che prova a capire quell'enorme rompicapo fatto da isole, grattacieli, treni superveloci e puntuali, giardini bellissimi e tanto altro. Copland in Giappone ci ha vissuto e si capisce. Bello, anche se la trama è quello che è.
Oggi sarebbe da prendere la motocicletta e andare al Passo Penice o al Passo del Vivione. Forse il Vivione è ancora chiuso. Sarebbe da prendere la motocicletta, andare piano, guardarsi intorno, ascoltare il rumore del motore, il suo borbottio, fermarsi ogni tanto a guardare lontano. Oggi sarebbe da fare così trovare un posto silenzioso e fermarsi ad ascoltare. Se stessi, oppure soltanto il meraviglioso silenzio.
Io, sinceramente, tutta questa polemica sui videopoker nata dopo la sparatoria a Roma, mica la capisco. Semplicemente basta non entrarci. E poi tutti questi sindaci che se ne lamentano, se ne accorgono solo adesso che esistono?
Poi alla fine è capitato. Adesso che sono
padre, adesso che la vita è un susseguirsi fitto di impegni, adesso che
non ho più una motocicletta ne una compagnia di motociclisti, sono
andato a Monza a vedere la Superbike.
E non vedevo la pista di Monza da almeno vent'anni, non ricordavo i luoghi, i passaggi.
Sono
stati due giorni strani, il primo, il sabato, giornata di prove, quasi
da dimenticare. Non mi è piaciuto, mi sono un po' annoiato. Ci sono
andato con una persona più intenta a fotografare (in fondo le foto sono
la sua passione) che a guardare quello che vedeva. Andare in giro coi
fotografi alla lunga può essere faticoso, guardano il mondo attraverso
l'obiettivo e i parametri con cui impostano la macchina fotografica.
La domenica, giorno di gare, è stato meglio. Anche la compagnia si
è dimostrata decisamente migliore, l'atmosfera era diversa ed è stata
una bella giornata.
La Superbike ti permette anche di
acquistare dei pacchetti comprendenti l'accesso paddock e il giro in
pitwalk, ovvero la corsia box, in cui vedere bene e da vicino moto e
meccanici al lavoro e in cui i piloti, alcuni non tutti, firmano
volentieri autografi col pubblico.
Una bella atmosfera quindi, di festa, quasi un'atmosfera per
famiglie. Non era difficile incontrare bambini, anche piccoli. Peccato
per i costi che, seppur più bassi rispetto ad eventi come Motogp e
Formula1 sono comunque elevati.
Un ringraziamento va
ad Aldo che, anche se non leggerà mai queste righe, mi ha fornito 2
pass week end con accesso alle pitwalk e parcheggio paddock. Non male
davvero.
The Big Bang Theory è una serie tv abbastanza nota che parla di 4 nerd. Fa ridere ed è servita a rilanciare un po' la figura dei nerd, più di quanto abbia fatto in Italia il noto reality "La pupa e il secchione". Jpod è il primo libro che leggo di Douglas Coupland che leggo ed è stato un po' come vedere tante puntate di TBBT. La storia di per se è improbabile, le microstorielle che la formano invece sono eccezionali.
Due ragazzini ci siedono accanto in pizzeria. Sono giovani, vestiti
bene, con quello stile che sembra trascurato ma in realtà non lo è. Lei è
carina, molto, con un aria un po' spocchiosa. Lui ha ancora qualche
residuo di acne che il topexan non è riuscito a contrastare. Parlano di
studi, di esperienze all'estero. Di moda, in particolar modo di "Armani
anni 70". Di tatuaggi, di lei che vorrebbe non averne più e di lui che
invece li vorrebbe. Sono così diversi da come ero io alla loro età, il
mondo in cui abitano è così diverso dal mio. Dal mio alla loro età. Li
guardo e li ascolto, incuriosito. Penso al passato, penso al futuro di
mio figlio. Poi vado alla cassa e pago.
Comprare una casa in costruzione è un'avventura intensa. Vedi un disegno
su carta, poi vai a cercare su Google Maps il punto in cui sorgerà
l'edificio. Osservi da lontano il cantiere, vedi crescere l'edificio
lentamente, incontri i primi problemi, ti scontri con la differenza tra
l'idea che avevi in testa e quello che realmente verrà costruito, edificato.
Jurassic
Park (di cui non ho mai visto il film) è la storia della costruzione un
parco di divertimenti popolato da dinosauri viventi e del suo
(inevitabile) fallimento. Come una casa in costruzione, peccato che
costruire una casa sia relativamente facile, costruire un parco abitato
da animali estinti da milioni di anni no.
Bella l'idea, il libro un
po' meno. A volte perdi il filo degli eventi, altri ti metti a ridere
per la facilità di come si svolgono. Peccato, perchè avrei trovato molto
più interessante la parte del paleontologo che incontra l'oggetto dei
suoi studi e invece viene poco approfondita.
Poi guardi fuori dalla finestra, dopo un fine settimana di pioggia a noia che si attacca sull'epidermide. Vedi ancora umido, grigio e pioggia. Ti prende un'improvvisa voglia di colazioni e aperitivi all'aperto.
Il mio collega è una persona strana. Assurda. E' sicuramente un gran professionista, ma non ha nessuna voglia di esserlo. Veste male, con vestiti consumati, che adopera, dice, solo per venire a Milano. Ha problemi seri a relazionarsi con gli altri colleghi. Mangia davanti al pc un panino che gli prepara la moglie tenendo tra le gambe il cestino, in modo da raccogliere le briciole. Ti saluta sempre controvoglia, ma è gentilissimo con i capi. Odia le donne, dicendo che non dovrebbero lavorare per motivi igienici. Anzi, odia tutto, trova sempre qualcosa di negativo. Ma in particolare odia le donne, soprattutto se medici o maestre del figlio. Ieri è morto suo suocero. E' arrivato in ufficio e, tra colleghi, ci siamo alzati per fargli le condoglianze. Ma lui si è messo a gridare, dicendo che ha voluto fargli un dispetto anche crepando. Crepando. Gridava che non l'ha mai sopportato. Poi ha chiamato la moglie più volte e in ogni telefonata chiedeva a che ora fosse il funerale e poi la mandava a fare in culo. Ad una persona del genere non sai cosa augurare. Forse solo del bene, almeno la faresti stare male.
Cosa posso dire del "Codice da Vinci". Niente, non mi va di dire niente.
Un bel libro da ombrellone, da leggere in vacanza, sorseggiando
qualcosa di fresco di tanto in tanto. Perchè non l'ho letto sotto
l'ombrellone? Non lo so, lo volevo fare però. I personaggi sono
terribili, mal descritti, fanno cose impossibili e arrivano alla fine
del libro che.....vabbè, lasciamo perdere. A leggerlo però mi sono
divertito e questa alla fin fine è una bella cosa.
Il problema è che ognuno ha i propri canali di informazione. Più cerchi
di informarti, più il canale di informazione diventa specifico o, se
vuoi, elitario. Se vuoi leggere di musica, per esempio, ne puoi leggere
sia su "Tv - Sorrisi e Canzoni" sia su "Mucchio Selvaggio". E' sempre
musica anche se sembrano universi distanti.
In questi mesi i miei canali informativi sono stati vari. il TG di La7,
Rainews24, Il Post, l'Internazionale, Mucchio Selvaggio, il blog di
Mantellini o quello di Leonardo, per esempio. Tutti questi canali mi
hanno raccontato cose, con stili diversi, con modi diversi.
Tutte queste
cose erano simili.
Poi ti arriva addosso un secchio di acqua gelata.
Ti svegli di soprassalto come quelle domeniche mattina in cui il vicino
di casa, alle 8 in punto, decide che il trapano Bosch che ha nel
rispostiglio deve servire a qualcosa. Il mondo in cui abito è diverso da
quello che mi raccontano i miei canali di informazione. Ti rendi conto
che questi canali non sono attendibili perchè, di fatto, si relazionano
con un elite.
Con una minoranza.
Allora rimpiangi.
Rimpiangi tutto
quello che ti sei perso.
Rimpiangi Canale 5 e Studio Aperto perchè ti
avrebbero raccontato di un'Italia più vera. Maggioritaria.
E ti accorgi
mestamente che relazionarti con dei "Vaffanculo!" non serve a niente.
La cabina elettorale è un posto sicuro. C'è una lucina, un piccolo piano
di appoggio. E' più piccola di una doccia, è austera ma allo stesso
tempo è un posto caldo. Di colpo, il trambusto che c'è fuori, svanisce.
La cabina elettorale è meravigliosamente silenziosa. Serve per votare,
sia che tu abbia le idee chiare, sia che tu sia confuso. Non mette
fretta. Il voto poi, è segreto e la cabina elettorale custodisce tutti i
segreti. Al suo interno voti o disegni cazzi enormi o scrivi frasi
bellissime che rappresentano la tua essenza, il tuo disgusto, la tua
poca gioia di vivere o addiritura il tuo tifo calcistico. E' come un
ventre materno e la mamma si sa, perdona sempre. Perdona tutto. Anche se
sbagli o se fai le peggio cose. Come votare ancora Berlusconi.
Quando
esci dalla cabina elettorale, il tuo segreto è custodito nelle schede
piegate con cura che hai in mano. Indossi il tuo miglior sorriso di
circostanza. Infili le schede nelle scatole, stando attento a non
sbagliare. Sei sereno. Recuperi la tua identità sotto forma di documento.
In cabina eri meravigliosamente anonimo, quasi senza volto.
Militanz - CCCP
io devo bere un pò
di questo amaro calice
io devo berne molto
fino a toccare il fondo
LUCE SPEZZATA AZZURRA
mitra imbracciati neri
"i documenti svelti!"
ho freddo qui alla nuca
mi muovo rilassato
"se vuole alzo le mani"
tutto è sotto controllo
riparto piano piano
io dovrei bere un pò
di questo amaro calice
io dovrei berne molto
fino a toccare il fondo
TATTICA STRATEGIA
ABNEGAZIONE FORZA
ho il vuoto nella testa
mi muovo poco e male
vacanze immaginarie
nella nuova Cambogia
frantumano l’assalto
al cielo di Parigi
week-end televisivi
nella vecchia Polonia
soffocano la presa
di palazzi d’inverno
fuori da TEMPO e STORIA
via dall’ETERNITA'
spiegata e rispiegata
fuori da TEMPO e STORIA
via dall’ETERNITA’
dai CICLI dai PROGETTI
dai radiosi FUTURI
dal SOL dell’AVVENIRE
dalle gloriose ARMATE
dalle STELLE dai SIMBOLI
dalle ALBE umanitarie
il passato è afflosciato
il presente è un mercato
"fatevi sotto bambini
occhio agli spacciatori
occhio agli zuccherini".
Dalla mia camera al 32° piano del Park Hotel di Tokyo potevo vedere
molte cose. Il mercato del pesce, la baia di Tokyo, l'isola di Odaiba.
Era bello mettersi le cuffiette dell'iPod e decidere di ascoltare la
furia dei Mogwai o quella dei Sonic Youth. Tra le cose che si vedevano
da lassù c'era anche l'Hamarikyuteien, un curatissimo giardino che fu
depandance del palazzo imperiale, proprio ai piedi del quartiere di
Shiodome, con i suoi grattacieli a specchio. Passeggiando al suo interno
era forte il contrasto tra quello che c'era al di fuori. Il laghetto
con le carpe, la sala da the tradizionale e tutto intorno grattacieli
con facciate a specchio. La stessa forte contraddizione la trovo nella
cultura giapponese. Leggi un manga di 8 volumi su degli improbabili
gruppi j-pop, poi un libro su quattro casalinghe che smenbrano cadaveri e
poi un libro etereo come questo, storia d'amore irrisolto da un
cittadino di Tokyo e una Geisha di montagna a dire il vero un po' beona.
Un libro che parla di un amore simbolico e non fisico. Troppo per me ma
anche questo è il Giappone. Non il mio preferito.
Nessuna serie tv mi ha entusiasmato tanto quanto "Romanzo Criminale". Per costruzione della storia, per carisma dei personaggi, per tematiche. Una serie violenta e profonda allo stesso tempo, in cui l'amicizia e la smania di successo si scontrano in una guerra fraticida. In cui non c'è nessuna garanzia per nessuno, ne per i buoni ne per i cattivi. Una serie che non ci credi che è italiana per quanto è bella.
E' orientale. Vestita di nero con l'unico tocco bianco degli auricolari Apple. In mano ha un libro con sovracopertina e una matita che usa per sottolineare. Quando chiudo la mia vecchia edizione del "Paese delle Nevi" di Yasunari Kawabata sbircia cosa sto leggendo e sorride. Vorrei chiederle perchè.
Fra qualche settimana si vota e no, non voterò per Monti. Ci avrei
anche pensato a votare un tecnico che ha tassato la casa e aumentato le
accise sulle benzina ma non voterò mai per una coalizione in cui sono
presenti Fini e Casini. Mai. E non voterò per Berlusconi o la Lega Nord,
non me la sento proprio di umiliarmi così tanto. Vorrei che mio figlio
possa avere un futuro e con questa gente non credo si possa. Non voterò
per Vendola, Ingroia, Di Pietro, semplicemente non mi piacciono. Non
voterò Giannino perchè voglio votare qualcuno che possa governare e non dare
il solito voto che non porta a niente. E non voterò per Grillo ma non ho
voglia di scrivere perchè. Avrei votato per Renzi si, perchè capivo
quello che diceva, perchè ha la mia età e ho sempre l'impressione che un
mio coetaneo possa avere un'idea di futuro ben diversa da un
settantenne. Perchè alla fine mi sembra sempre che nessuno ci pensi al
futuro.E quando hai un bambino pensi solo a quello.
Perchè non ha la frenesia dell'espresso, la bellezza del moccaccino, l'inconsistenza del the caldo, l'eleganza sfrontanta dello champagne, l'arroganza di certi cocktail.
Il cappuccino invita alla riflessione, all'assaggio.
Si abbina alla brioche e al biscotto.
Si degusta seduti o in piedi.
E' altezzoso nella sua semplicità di caffè, latte e cacao.
Nonostante io sia abbastanza un feticista del formato libro, non sono un
integralista della carta. Come per altri supporti, amo l'oggetto in se
(il disco, il libro) ma posso farne anche a meno.
Stamattina, per
caso, ho trovato in rete tre archivi .rar contenenti ben 184 libri in
vari formati. Li ho scaricati per curiosità, non avendo ancora un ebook
reader. Leggo una media di 20 libri l'anno e, mi interessassero tutti
questi libri, sarei a posto per almeno 9 anni pieni. Interessante penso.
Anni fa subii anche io il fascino del download compulsivo,
scaricando musica che non ho mai ascoltato o che ho dimenticato subito
dopo un unico ascolto. Persi anche passione per la musica e la cosa mi
dette molto fastidio. Il rimedio fu tornare ad ascoltare vinile, un
supporto antico ma ancora valido che ha ridato, a me come ad altre
persone, il piacere di ascoltare musica.
Meno musica, maggiore attenzione nell'ascolto, piacere tattile. Cose trite e ritrite quindi.
Inutile negare che il mercato
discografico è peggiorato, sia a livello di vendite (si vende meno) sia a livello di produzione (si produce di più, non importa che cosa), mettendo in
circolo parecchia musica di bassa qualità.
Fare un parallelo con
il mondo editoriale è inevitabile. Se posso scaricare in 5 minuti quasi
200 libri che mai leggerò, se la pirateria avrà il sopravvento sulle
vendite legali, se produrre ebook diventerà un fatto scontato e le case
editrici perderanno il loro valore e la loro utilità, probabilmente
quanto successo con la musica si ripeterà.
Leggeremo forse di più, ma senza filtri leggeremo più cose pessime.
Spenderemo più soldi per l'hardware e meno per i libri.
Ci ritroveremo un giorno a comprare di nuovo libri, leggendo meno, dedicando maggiore attenzione alla lettura e ritrovando il piacere tattile. E anche perchè le nostre case senza libri ci sembreranno più brutte. Esattamente quanto è successo per i dischi.
Un'ultima cosa. C'è una differenza tra mondo musicale e mondo editoriale. Mentre la musica fuori dalle mura di casa è un fatto molto privato, legato all'utilizzo di cuffie ed auricolari, leggere un libro in pubblico, chessò in metropolitana, lo trovo molto identificativo per il solo fatto che si vede quello che stai leggendo. E io amo sbirciare i libri altrui.
Ci sono autori che fondamentalmente leggi da ragazzino. Agatha Christie, Italo Calvino, Stephen King. Li leggi e te li dimentichi. In programma, da anni, ho in mente di rileggere Calvino ma nel frattempo sto recuperando King. Cujo non è una rilettura ma semplicemente una lettura tardiva. E penso che, l'avessi letto a 15 anni non avrei colto tutte le sfumature di questo romanzo. Perchè non è solamente un romanzo claustrofobico, ma anche un romanzo sul senso di colpa e sull'accanimento del destino. Il primo King non delude mai.
Chi mi conosce sa che subisco una forte fascinazione per il Giappone. E, da quando sono tornato dal mio viaggio di nozze proprio in Giappone, una forte nostalgia.
Stamattina, passando con la metropolitana per la stazione di Moscova, l'altoparlante, al posto di "Fermata Moscova" dice " Welcome to Shibuya Station" mi ha preso un colpo. Alzo gli occhi e vedo dei giapponesi, ci sono gli inservienti della metro, delle cosplay, delle persone con la mascherina. Scendo, perplesso per questo cortocircuito mentale.
Moscova è ritappezzata come se fosse la fermata della metro di Shibuya e stanno girando qualcosa. Ma non mi interessa cosa, all'improvviso mi prende una forta nostalgia del Giappone. Vorrei salire le scale, cercare il monumento di Hachiko, vagare per il quartiere. Ma non sono a Tokyo, sono a Milano. E devo andare al lavoro.
Sarà che mi ricordo quasi ogni istante, di quel giorno.
Sarà che era una cosa attesa e improvvisa allo stesso tempo.
Sarà, ma io
ancora mi ricordo Sara che mi viene a prendere alla metropolitana e in
macchina ci sono la valigia e la cartella clinica.
Sarà che mi ricordo
perfettamente che non mi han fatto entrare e allora ho fatto due passi
per strada, poi sono andato in macchina che faceva freddo e poi ad
aspettarla davanti alla porta della sala parto.
Sarà che poi ci han
mandati a casa e allora siamo andati a mangiarci una pizza, che eravamo
stanchi e di prepararci una cena proprio non ne avevamo voglia.
Sarà che
siam tornati a casa ed eravamo esausti, ci siam bevuti una cosa calda e
poi si sono rotte le acque.
Sarà, ma io ancora mi ricordo l'incredibile
calma di quell'oretta a casa e il dolore di Sara.
Sarà, mi ricordo
nitididamente il tragitto casa-ospedale, l'attesa, la sala travaglio e
la sala parto, quella sensazione di impotenza di fronte al dolore che
stava provando Sara e il pianto appena i miei occhi si sono posati su
quel bambino appena nato.
Sarà che mi ricordo le foto,
le telefonate, gli sms, il pranzo a casa dei miei e quella mezz'oretta
di sonno dopo una notte in bianco e la voglia che avevo di tornare in
ospedale dal quel bambino minuscolo.
Sarà, ma ricordo così bene la paura nel prenderlo in braccio,
il viaggio dall'ospedale a casa in tre, i suoi pianti di notte, di
giorno, quel senso di inadeguatezza che ancora mi prende ogni tanto ma
che basta un sorriso per spazzarlo via.
Sarà che mi sembra tutto così nitido, come se fosse scolpito nella mia testa, ma è già passato un anno.
Buon compleanno bimbo mio, grazie per avermi cambiato la vita.
Ho scoperto Welcome to the NHK per caso. Dopo il viaggio in Giappone sono
ancora più affascinato dalla cultura giapponese e la figura
dell'hikikomori non dico che mi affascina, ma di sicuro mi interessa e mi incuriosisce.
Ragazzi che decidono di non uscire dalla loro camera. Forse a mio modo,
nel passato, lo sono stato anche io. Mi ricordo di giorni passati a
fissare il soffitto, a giocare con la Playstation, a leggere un libro al
giorno. Non so se qualcuno se n'è accorto, forse non ero un hikikomori
al 100%. Forse ero soltanto un adolescente un po' solo.
Welcome to the NHK è la storia di Tatsuhiro Satō, delle sue paranoie, della sua
incapacità di saper gestire la propria vita. Tutti i personaggi che
appaiono sono problematici, la ragazza depressa, la ragazzina con
l'infanzia difficile, l'otaku estremo. E' un bellissimo affresco sulla solitudine e sulla difficoltà del crescere.
Una delle cose che più mi ha fatto riflettere guardando questo anime è legata al cambio dello stile di vita, stile che va adattato di continuo. E nella mia vita, nella mia esperienza, ho constatato che non tutti ci riescono. Purtroppo si cresce, la vita evolve. Anche io non penso di esserci riuscito al 100%, sia chiaro, ma qualcuno è messo molto peggio di me. La difficoltà maggiore sta nell'ammettere questa cosa e accettarla e qualcuno proprio non ci riesce. Non cambia il proprio stile di vita, non lo sa adattare, rimane quindi disadattato.
Non ho grande esperienza di anime, ma quando qualcosa, qualsiasi cosa, mi porta alla riflessione, non posso che giudicarla bene.
L'altra sera mi è presa una strana nostalgia, mentre mi stavo rivestendo nello spogliatoio della piscina. In macchina ho cercato un cd che era sepolto nel portaoggetti e ho ascoltato questa canzone.
Ho visto tanti concerti di Vasco Rossi ed un giorno ho detto basta, che non ne avrei visti più. Non ho più i 16 anni della prima volta, non ho più la forza e la voglia di vedere un concerto di Vasco dalle prime file. Ma sono stati tanti concerti emozionanti, ci sono state tante risate, tante urla e anche tanti pianti. "Canzone", questa canzone, mi emoziona sempre, mi emoziona ancora. E L'altra sera in macchina, da solo, è stato bello riascoltarla.
Anche se non mi ritengo una persona abitudinaria ho la mia routine nel
percorso casa lavoro e viceversa. Se sono in metropolitana tendo a
scegliere sempre la stessa carrozza, ad isolarmi con le cuffiette e a
leggere il mio libro. La metropolitana del resto è il regno
dell'isolazionismo, le faccie son spesso imbronciate, la gente si chiude
molto nel proprio guscio.
L'altro giorno una signora anziana, seduta
accanto a me accenna un sorriso e mi dice: "si legge ancora
Scerbanenco?"
E' un regalo le dico, ma è anche un bel libro. Lei allora mi risponde
che si, è bravo, ma datato. Eccessivamente descrittivo nei confronti dei
gialli moderni, che hanno un ritmo serrato. E così chiacchieriamo tra
Centrale e Lambrate. Alla fine scende con un gustoso "arrivederla" che
ricambio con piacere. Il libro comunque non è così datato come dice la
signora, anzi, per tematiche toccate è estremamente contemporaneo. La
scrittura forse risente del peso degli anni, ma la storia no. E sono
contento di averlo letto. Grazie a chi me l'ha regalato.
Il blog, i libri, le striscie su Internazionale di Zerocalcare non deludono mai. E' una cosa inspiegabile, ma la sua capacità di unire il riso, pianto e contemporaneità è qualcosa di meraviglioso. Fatelo vostro, non ve ne pentirete.