Dalla mia camera al 32° piano del Park Hotel di Tokyo potevo vedere
molte cose. Il mercato del pesce, la baia di Tokyo, l'isola di Odaiba.
Era bello mettersi le cuffiette dell'iPod e decidere di ascoltare la
furia dei Mogwai o quella dei Sonic Youth. Tra le cose che si vedevano
da lassù c'era anche l'Hamarikyuteien, un curatissimo giardino che fu
depandance del palazzo imperiale, proprio ai piedi del quartiere di
Shiodome, con i suoi grattacieli a specchio. Passeggiando al suo interno
era forte il contrasto tra quello che c'era al di fuori. Il laghetto
con le carpe, la sala da the tradizionale e tutto intorno grattacieli
con facciate a specchio. La stessa forte contraddizione la trovo nella
cultura giapponese. Leggi un manga di 8 volumi su degli improbabili
gruppi j-pop, poi un libro su quattro casalinghe che smenbrano cadaveri e
poi un libro etereo come questo, storia d'amore irrisolto da un
cittadino di Tokyo e una Geisha di montagna a dire il vero un po' beona.
Un libro che parla di un amore simbolico e non fisico. Troppo per me ma
anche questo è il Giappone. Non il mio preferito.
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